mercoledì 21 febbraio 2007

No.15

Una volta il diario, quello personale, era il luogo della condivisione con un alter ego, o con un ipotetico possibile interlocutore, delle "cose" personali. Nessuno, tranne che per sbaglio o per sfregio, avrebbe letto quel diario e ci si sarebbe consolati di ritrovare, nel tempo, noi stessi, quella parte di noi irrimediabilmente perduta con la crescita, o con il cambiamento di temperamento, carattere, amicizie, traiettorie, eccetera. Mi rendo conto che questo blog, come gli altri, diventa invece una sorta di diario in cui si attende che l'altro sé esista da qualche parte o che - atteso il fatto che questo luogo (o elemento, o aspetto del tempo) contenga una parte di verità e, per questo, la parte più disponibile al dialogo di se stessi - si sia formata un'entità, costituita di varie parti di individui, che riesca a corrispondere, in un certo modo, con l'io di chi scrive che qui si rappresenta. Queste pagine, anche per questi motivi, sono messaggi in bottiglia che qualcuno coglierà e, nella generale logica per cui molti, e di questi alcuni, prima o poi vedranno il messaggio galleggiare, si continua a lasciare, arrotolati sulla scrittura (o, più precisamente, abbandonati al ticchettìo) frammenti di quel sé che è ancora disponibile ad accogliere altri interlocutori nei propri spazi. Mi piacerebbe ci fosse una stampante che, una volta ticchettate le lettere, possa srotolare in bella calligrafia le esatte parole che avremmo voluto scrivere mentre invece abbiamo scritto quelle che lo schermo, impietoso, ci propone.