lunedì 19 febbraio 2007

No.14

Che dire? Mi ritrovo a Strati. Non molti conoscono i libri di Saverio Strati e, anzi, se si va in libreria e si chiede cortesemente un libro di Saverio Strati, loro altrettanto cortesemente sfogliano (si dice ancora così?) l'elenco dei libri su un computer (no, si dice scorrono!), e ti dicono, loro, quali ci sono in libreria, quali sono in commercio dovunque e quali non sono più in catalogo, né in uno particolare né in alcun catalogo. Sai tutto, più o meno. Ma quasi tutti ti dicono che di Strati libri non ce ne sono più da un sacco di tempo. Eppure ha preso, ad ogni uscita di libro, fino al 1980, ogni sorta di premi: Tibi e Tascia (1960, Premio Internazionale Veillon), Gente in viaggio (1966, Premio Sila), Noi lazzaroni ( 1972, Premio Napoli), Il selvaggio di Santa Venere (1977, Premio Campiello), Il diavolaro (1980, Premio Pomarico e Premio Astragalo). Io ho appena finito di leggere La conca degli aranci, che è di vent'anni fa esatti e che, a quel che mi risulta, è anche l'ultimo pubblicato. Ogni tanto trovo qualche libro di Strati su ebay, o su maremagnum. Li compro e li leggo. Un'Italia vittoriniana che non c'è più, Strati è una sorta di Raymond Carver di provincia e non metropolitano. Una prosa asciutta e secca: uno Strati Dry, please! Insomma, adesso leggo Strati. Eppure sono stato un appassionato lettore di Borges e di Calvino, di Perec e di Queneau, di Chandler e di Vonnegut, di Adams e di Robbins, di Pennac e di Baricco, di Sciascia e di Bufalino, persino di Handke e di Enzensberger. Che dire: mi pare di sentire la terra di Calabria, difficile da viaggiare e da raccontare, trasudare dalle storie di Strati; riconosco i caratteri, gli individui, i comportamenti, i silenzi in un incedere che non è nemmeno più lento. I suoi paesaggi - o la maniera di definire paesaggi e corpi, gesti e dimore - mi sono talmente familiari da poterli ritrovare nella mia infanzia, nelle cose raccontate davanti al camino di zia Fausta, nella casa col glicine di nonna Rina, in quello che ogni tanto riaffiora da mia madre e da mio padre. Ecco, mi ci trovo. Eppure le librerie non trovano i libri di Strati perché i suoi editori (in prevalenza Rizzoli e Mondadori) lo hanno tolto dal catalogo. Lui dovrebbe avere, oggi, ottantatre anni e abitare, e vivere, a Firenze. Mi piacerebbe guardarlo negli occhi e stringergli la mano, senza dire niente.