mercoledì 29 agosto 2007

26 maggio 1946- 15 marzo 1949- 15 marzo 1959- 25 aprile 1966


basta sapere che sono quattro fratelli.
forse stavano girati di spalle come le altre persone dentro la fotografia.
poi però qualcuno li chiama, quello con la macchina fotografica in mano, il quarto fratello: "ehi, guardate qua!"
si girano.
chi accenna un sorriso, chi no.
non stanno imbalsamati e nemmeno troppo disinvolti.
stanno al centro dell'immagine, accanto altre spalle incuranti.
non si disperdono negli altri, loro sono un'altra cosa.
sembrano andare in un'altra direzione, sembra che siano lì per un altro motivo.
ci sono arrivati da diverse parti d'italia, lasciando il loro lavoro e le loro case.
una delle rare occasioni per incontrarsi.
sono una famiglia. quella che c'è quando lo chiedi,
quella chiusa in questa fotografia da una parte e dall'altra della macchina fotografica.
scartando tutto il resto.
sono fratelli, sono padri reciproci.
si prendono in giro e si rimproverano.
sembra che stiano guardando lo stesso punto (lui, quello che li ha chiamati per farli girare) nella stessa maniera, con un'individualità altrettanto sola, altrettanto lucida.
ma si vede che stanno pensando a cose diverse.
guardano indietro, come chi vuole andare a vedere chi è stato, da dove è arrivato, quanta strada ha fatto.
tempo di bilanci, di nuovi progetti di vita.
o forse aspettano solo di girarsi di nuovo per tornare a guardare quello che stavano guardando.
o forse, così girati, si muoveranno verso l'altro per andare via.
non prima di essersi guardati in faccia, però, senza parlarsi, per capire verso quale direzione camminare.
c'è la luce del mattino, quindi c'è ancora tempo per stare insieme,
per riempire la giornata di cose fatte insieme.
penso: se il quarto fratello non li avesse chiamati.
li avremmo guardati di spalle.
li avremmo immaginati.
avremmo pensato, forse sono fratelli.
"felici di avere in tasca solo le mani".