sabato 23 maggio 2009

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Una storiella locale. Un piccolo centro urbano, in via di dismissione. Ma come: in via di dismissione? Già, proprio così. Malmesso, lasciato sopravvivere, retto da un sindaco volenteroso ma privo di poteri. Un sindaco eletto dai suoi concittadini, ma quasi immediatamente estromesso dalle scelte per la propria città da un figuro nell'ombra, alla cui corte sono soliti andare i soliti noti: per carità, ignoti a tutti e a tutti noti. Non se ne deve far parola in pubblico. Le scelte del sindaco stanno sulla carta, stanno nelle intenzioni, stanno tra le righe ma devono fare i conti con un invisibile (ah, già) gruppo di affiliati che, retti dal tipo di cui sopra, muovono la lancetta di una bilancia a seconda di come "l'ombra" intende orientare lo sviluppo della città. "Questo si può fare. No, questo no. Ma va bene per la collettività. Non va bene per me. Ma non ci rimane che comportarci così. Così va bene. Ma gli equilibri saltano. E che ci importa, nessuno protesterà. Come nessuno? No, nessuno, qui si parla tra i denti, sotto i baffi, poi nessuno fa nulla, ci si sa lamentare ma non si sa come intervenire. E io? Tu stai al tuo posto e lascia fare a me." Ecco i dialoghi tipo, faccia a faccia. La città, dunque, fu lasciata al suo destino di lassismo e inedia, in modo che l'ombra potesse muoversi a suo piacimento. Ma all'ombra dell'ombra si stava organizzando una congiura. Una specie di setta segreta stava per mettere in atto un teorema. Di chi? Di Moby Dick, così si faceva chiamare in codice. Nessuno conosceva il suo vero nome ma era soggetto che tutti conosceva e tutto sapeva, e che tesseva in silenzio una tela di relazioni all'oscuro, addirittura, di chi veniva intessuto dentro.