venerdì 15 giugno 2007

Incipit!

Ecco i miei cinque incipit, non li posto su burekeaters perché coi balcani non c'entrano niente (ho la (s)fortuna di essere schizofrenicamente innamorato di molte cose spesso completamente inconciliabili). C'è anche da dire che la maggior parte delle persone cui avrei passato il testimone o sono già nella lista o sono morte o sono lontane o non hanno un blog. L'unica persona cara a cui mi sento di passarlo è Elena.


Cuore di cane
, Michail Afanas'evič Bulgakov

“U-u-u-uh! Guardatemi, muoio. Nel portone la tormenta mi ulula il de profundis ed io urlo con essa. È finita, è finita. Un furfante dal berretto sporco, il cuoco della mensa degli impiegati al Consiglio Centrale dell'Economia Nazionale, mi ha rovesciato una mestolata di acqua bollente sul fianco sinistro.”

Il the nel deserto, Paul Bowles

"Si svegliò, aprì gli occhi. La stanza gli diceva poco o niente, profondamente immerso com'era nel non-essere da cui era appena affiorato. Se l'energia di accertare la propria collocazione nel tempo e nello spazio gli mancava, gliene mancava anche il desiderio. Sapeva soltanto di esistere, d'avere attraversato vaste regioni per tirornare dal nulla; c'era al centro della sua coscienza, la certezza di una tristezza infinita e al tempo stesso rassicurante, perché era la sola ad essergli familiare."

Vista con granello di sabbia (Il libro è un'antologia ed il pezzo qui sotto oltre a essere l'inizio del libro è anche l'inizio del discorso tenuto per il conferimento del premio nobel per la letteratura), Wisława Szymborska

"In un discorso, pare, la prima frase è sempre la più difficile. È dunque l'ho già alle mie spalle... Ma sento che anche le frasi successive saranno difficili, la terza, la sesta, la decima, fino all'ultima, perché devo parlare della poesia. Su questo argomento mi sono pronunciata di rado, quasi mai. E sempre accompagnata dalla convinzione di non farlo nel migliore dei modi. Per questo il mio discorso non sarà troopo lungo. Ogni imperfezione è più facile da sopportare se la si serve a piccole dosi."

La scelta della convivenza (anche questa è un'antologia e il pezzo oltre a essere l'inizio del libro è anche l'inizio della piccola autobiografia scritta da Alex e chiamata Minima personalia), Alexander Langer

Perché papà non va mai in chiesa?». Crescendo a Sterzing (950 m., 4.000 abitanti), in una famiglia democratica e borghese, che a casa parla in lingua (tedesca) invece che in dialetto (tirolese) e nella quale si respira un clima molto rispettoso e tollerante, mi inquesta molto il fatto che mio padre non vada mai in chiesa. Un giorno, approdittando del mio compleanno, oso chiedere alla mamma il perché. Me ne sento un po' in colpa, come anche per il fatto di non parlare in dialetto. «Il papà, stando in ospedale tutto il giorno e tutti i giorni (era l'unico medico chirurgo del circondario) serve D%o in altri modi - te lo potrà confermare il cappellano che va bene così». Il cappellano, un prete cecoslovacco in esilio, conferma. Più tardi mia madre mi spiega ache che mio padre è di origine ebraica e che non conta tanto in che cosa si crede ma come si vive."

Ciop, Giorgio Comaschi

"Un bambino giapponese stamattina mi ha tirato un pugno nella pancia davanti alle tazze di Alice. Lo so che è il minimo che può capitare. Ho sentito una fitta, proprio all'altezza del cappuccino bevuto due ore prima, ma ho fatto finta di niente. Proprio come ti insegnano a fare qui, qualsiasi cosa succeda. Fare finta di niente. Io invece, d'impulso, l'avrei ucciso, essendo anche oggi una giornata nerissima, cominciata male e, a occhio e croce, destinata, se non a rimanere stazionaria, a peggiorare. Ma Ciop non può, Ciop deve essere allegro, Ciop non deve mai reagire, né parlare, Ciop deve avere sempre stampato quel sorrisone da beota anche dentro, anche sotto quella specie di tuta di pelo sintetico dove invece c'è uno che potrebbe avere ormai le scatole girate da bimbi giapponesi, da lampi di macchine fotografiche sempre in ritardo, da piogge di coriandoli, da Ezechieli Lupo, da freddi polari, da continue mani addosso, da lucine intemittenti, da allegrie fotocopiate all'infinito, da silenzi di ore, senza carta d'identità, senza una faccia, senza una voce. Semplicemente Ciop. Ciop e basta."